sabato 7 marzo 2009

GAMBURTSEV: LA SPEDIZIONE E' STATA UN SUCCESSO

Servizio pubblicato sul Corriere della Sera online il giorno 26 febbraio 2009:

Missione compiuta. I membri del progetto internazionale AGAP (Antarctica’s Gamburtsev Province), partiti nel novembre scorso per raggiungere il cuore dell’Antartide e studiare le misteriose montagne subglaciali Gamburtsev sono rientrati alla base. Con una straordinaria messe di dati che permetterà di svelare la natura e l’origine di una catena di monti grande quanto le Alpi, sepolta sotto quattromila metri di ghiaccio. Uno dei più grandi enigmi della Terra. I primissimi risultati sono stati svelati il 25 febbraio scorso.

“Non poteva andare meglio di cosi’, il programma è stato realizzato in modo completo dal punto di vista aerogeofisico” dice Fausto Ferraccioli, geofisico genovese, responsabile del team di ricercatori del British Antarctic Survey (BAS, il Programma polare inglese, situato a Cambridge).
I monti Gamburtsev sono stati scoperti nel 1958 da una spedizione sovietica e per mezzo secolo sono rimasti un grande punto interrogativo sulla mappa dell’Antartide. Le ipotesi sulla loro origine sono diverse: si tratta di un massiccio vulcanico come l’Hoggar in Algeria? oppure di un altipiano come le Lesotho mountains in Sudafrica? o ancora: sono il risultato di collisioni avvenute circa 360 milioni di anni orsono nel supercontinente Gondwana di cui faceva parte l’Antartide orientale? I dati erano troppo scarsi per svelare l’enigma.

Poi, all’approssimarsi del quarto Anno polare internazionale (che si è concluso il primo marzo dopo 24 mesi di intensa attività scientifica nell’Artico e nell’Antartide) è stata organizzata una grande spedizione internazionale con la partecipazione di Americani (finanziati dalla National Science Foundation), Inglesi del BAS, Australiani, Cinesi, Tedeschi e Giapponesi. Uno dei temi dell’Anno polare era infatti l’esplorazione dei territori sconosciuti, in particolare nel continente Antartico.
Che cosa hanno “visto” i membri di AGAP? “Non è un altipiano, ma una vera e propria catena di dimensioni e di aspetto simile alle Alpi, con picchi e valli incredibili modellate da processi pluviali e glaciali”, racconta Fausto Ferraccioli. “Come ha fatto una catena cosi’ grande ad essere preservata dall’erosione, è un mistero. Forse la calotta di ghiaccio si è formata rapidamente”. Ora - prosegue - la sfida è quella di analizzare la mole di dati raccolta e di capire che cosa è accaduto. I dati permetteranno di produrre una nuova mappa della topografia subglaciale, che servirà ai modellisti per stabilire nuovi modelli sulla genesi delle calotte di ghiaccio.
Dal punto di vista logistico è stata una delle spedizioni più complesse mai organizzate finora. E’ stata possible solo grazie alla collaborazione internazionale e al periodo propizio, rappresentato dall’Anno Polare Internazionale. Per acclimatarsi all’altezza i membri americani e inglesi della spedizione hanno trascorso qualche giorno alla stazione USA Amundsen-Scott al Polo sud geografico (2.800 m di altezza) prima di essere trasferiti ai rispettivi campi remoti (AGAP Sud per gli Americani e AGAP nord per gli Inglesi), dove le temperature sfioravano i -30°C. Da qui, i team hanno sorvolato le aree di studio a bordo di due piccoli aeroplani Twin Otter, attrezzati con la strumentazione per gli studi aerogeofisici (radar, magnetometro e gravimetro).
“Abbiamo avuto due settimane di ritardo, spiega Ferraccioli, ma poi siamo stati molto fortunati: 25 giorni di bel tempo ininterrotto, che ci ha consentito di volare per complessivi 120.000 chilometri, l’equivalente di tre volte il giro della Terra”. E’ stato esplorato il 20% della calotta dell’Antartide orientale, sorvolata l’area di alcuni laghi subglaciali e determinato il punto della calotta in cui verrà compiuto il prossimo progetto di perforazione profonda in ghiaccio (in quello spessore il ghiaccio racchiude un archivio climatico di un milione di anni).

Secondo i programmi, il carburante per il Twin Otter americano avrebbe dovuto essere consegnato al campo AGAP Sud con una carovana di trattori cingolati (la “traversa”) partita da McMurdo, via il Polo sud. Purtroppo quest’anno la traversa ha incontrato una serie di terribili crepacci dopo la partenza, ed è arrivata in ritardo al Polo sud. E’ stato necessario consegnare il carburante con gli Hercules LC-130 della US Air Force. Il campo di AGAP Nord ha invece ricevuto i fusti di carburante dal cielo: paracadutati da enormi C-17 americani.

Il quarto Anno Polare Internazionale si è concluso con un convegno il 25 febbraio alla sede del World Meteorological Organization e al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra. Hanno partecipato alcuni dei principali ricercatori internazionali, fra cui Robin Bell del Lamont Doherty Earth Observatory, responsabile della spedizione americana alle Montagne Gamburtsev. Era presente anche David Carlson, direttore dell'International Polar Year.
Mentre cala il sipario su questa straordinaria maratona scientifica - che ha coinvolto 60.000 partecipanti fra tecnici e ricercatori di 60 diversi paesi - la fragile silhouette delle misteriose montagne Gamburtsev fa capolino sullo schermo dei radar. La Terra australis incognita dei geografi greci di duemila anni fa non ha finito di sorprenderci.


Lucia Simion

ILLUSTRAZIONE DI ZINA DERETZKY-NSF-BAS

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